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Difendiamoci con la prevenzione

Il periodo pandemico che ha coinvolto la popolazione mondiale in questi ultimi anni ha fatto rilevare che, nonostante comportamenti “protetti”  che si sono adottati, un’elevata percentuale di persone è stata contagiata con esiti non sempre esenti da problematiche a lungo termine.

Il superamento di questa spiacevole esperienza deve però indurre tutti a non “abbassare la guardia” ma pensare ad impostare un’ adeguato percorso di prevenzione volto a ridurre le complicanze di malattie già instaurate.

Chiaramente non mi riferisco soltanto alle malattie pandemiche perché si può trattare di un prolungamento terapeutico (ad esempio dopo un’infezione acuta, dopo una degenza ospedaliera) o di un trattamento di rinforzo per chi soffre di patologie pre-esistenti (ad esempio diabetici, cardiopatici) per le quali la terapia farmacologica agisce in alcuni casi come “salva-vita”.

Le linee guida per una prevenzione primaria che già conosciamo e che prevedono il giusto apporto idrico e alimentare, l’insostituibile integrazione con la nutraceutica, la modulazione della funzione intestinale, uno stile di vita sano, il giusto equilibrio del ritmo sonno-veglia sono assolutamente indispensabili ma, nelle prime fasi della convalescenza post-ospedaliera o comunque in seguito ad una infezione pregressa, possono risultare insufficienti  per riequilibrare e ristabilire un adeguato sistema protettivo perché le continue battaglie possono aver ridotto le capacità difensive del nostro “esercito” immunitario.

Questo succede perché il sistema immunitario è stato attaccato da più fronti (farmaci, stress, paura della malattia e delle sue conseguenze) e le continue battaglie non sempre hanno dato la possibilità di rimpiazzare e integrare le perdite  dal punto di vista psico-fisico.

Si deve ricordare che i nemici (virus, batteri) si riorganizzano velocemente approfittando della momentanea fragilità corporea, richiedendo così maggior sforzo  al nostro sistema difensivo aumentando la concentrazione di radicali liberi e alterando l’equilibrio acido-basico!

Con le conoscenze acquisite possiamo diventare bravi strateghi per riequilibrare il nostro stato di benessere; tutti siamo in grado di farlo perché sappiamo che potenziando le difese nel periodo che succede la battaglia, siamo in grado di ricostruire lo scudo immunologico di protezione (specialmente in questo periodo pandemico e con il sopraggiungere della stagione invernale).

Il dato positivo è che con il trascorrere dei mesi, le ricerche immunologiche e le relative acquisizioni in campo scientifico hanno ampliato le possibilità di intervento terapeutico; dall’inizio della pandemia sappiamo ad esempio, grazie alle ricerche dell’immunologo autore del Paper scientifico (Prof. Winfried F. Pickl), che l’infezione da coronavirus lascia “un marchio” sull’intero organismo anche dopo alcune settimane dalla scomparsa della fase più acuta della malattia; allo stesso tempo apprendiamo dalla rivista Allergy (European Journal of Allergy and Clinical Immunology) il risultato di una ricerca effettuata da un team di ricercatori della MedUni Vienna la quale conferma la presenza di forme di coronavirus che si sviluppano con una sintomatologia debole ma che ciononostante, lasciano un’impronta digitale (memoria) nel sangue dei convalescenti.

Tutto questo conferma l’importanza di non “abbassare la guardia” prestando ascolto a sintomi, seppur lievi, che il nostro corpo invia per richiedere un aiuto prima che agenti esterni prendano il sopravvento.

Alcuni esempi possono essere rappresentati dalla prevenzione di sindromi da raffreddamento tipiche dei primi freddi stagionali (congestione nasale, rinite, tosse), da patologie oculari (congiuntiviti, secrezioni oculari), da patologie gastrointestinali (stipsi ostinata, diarrea persistente, disbiosi), dalla disidratazione da scarsa assunzione di liquidi, da un’iniziale anosmia (perdita parziale o totale dell’olfatto e del gusto), da sensazione di affaticamento corporeo non correlabile alle prestazioni lavorative o sportive effettuate. Si tratta in sintesi di contrastare i processi infiammatori con la farmacogenomica per antagonizzare la patogenicità di virus e batteri.

Se tutti avessero la possibilità di seguire le strategie preventive diminuirebbe forse la paura che si sta alimentando in molte persone legata alla contagiosità del Covid-19!

Prevenire non significa sottovalutare un problema o esserne prevenuti, anzi, significa piuttosto utilizzare i giusti mezzi difensivi ed acquisire i giusti comportamenti per mantenere una condizione di benessere ottimale.

Articolo a cura della dott.ssa Anna Abbona